Una delle primissime cose che ci insegnano all’università è il famoso detto Ippocratico: primum, non nocere.
Allora perchè attualmente il primo e più usato degli interventi durante la nascita di un bambino è un intervento che di fatto nuoce alla sua salute immediata e futura?
Stiamo parlando del taglio del cordone ombelicale, l’ancora di salvezza che collega il neonato alla sua placenta come un naufrago alla sua zattera prima di ritrovarsi in salvo tra le braccia della madre dopo l’impegnativo passaggio attraverso il canale del parto (sempre che nessuno decida di separarlo da lei, altro intervento estremamente dannoso).
Placenta che non smette di funzionare appena il bambino esce dal corpo dalla madre ma che invece continua a mandargli sangue riccamente ossigenato perchè possa fare il primo respiro polmonare senza fretta, senza esservi costretto immediatamente dalla brusca interruzione della sua riserva di ossigeno.
Eppure che cosa facciamo noi “homo sapiens” (molto poco sapiens in questa come in altre cose) da qualche decennio a questa parte ai nostri cuccioli?
Li separiamo il prima possibile dalla sicurezza della placenta che di fatto e’ loro sorella gemella, una parte di loro, con il quale condividono lo stesso DNA.
Negli ultimissimi anni si è cominciato a parlare dei benefici del “taglio ritardato del cordone” ma siamo ancora al punto di discutere su per quanti minuti si possa tenere attaccato senza che ciò rechi danno al bambino o piuttosto disturbo alla routine ospedaliera. In realtà sappiamo da qualche anno oramai che non tagliare il cordone è la modalità fisiologica di assistenza alla nascita (OMS) eppure nonostante questo in moltissime Sala Parto si continua a farlo nei primissimi secondi dopo la nascita.
In luoghi particolarmente illuminati si concede il taglio ritardato del cordone (che, ripeto, è la modalità normale di nascita) ai bambini nati senza problemi mentre si continua a praticare il taglio immediato nei bambini in difficoltà (prematuri, nati da cesareo o da parto operativo, da rianimare) con possibili conseguenze disastrose.
Immaginate di essere un sub in difficoltà e che qualcuno vi interrompa la già scarsa riserva di ossigeno…come vi sentireste?
Purtroppo le linee guida internazionali sulla rianimazione neonatale (evento raro soprattutto quando non si accelerano i tempi del parto e non si fanno interventi inutili) non prevedono ancora la rianimazione a cordone integro ma ormai sappiamo che questo sarà il futuro perchè abbiamo visto con i nostri occhi, in centinaia di nascite “non disturbate” il bene che deriva ad un neonato il non clampare e tagliare il suo cordone ombelicale.
Purtroppo siamo ancora lontani dal rinnovare la consapevolezza di quanto sia importante non toccare mai il cordone ombelicale dopo la nascita come ricordava già nel lontano 1801 Erasmus Darwin (il nonno di Charles): “per il bambino una cosa molto dannosa e’ quella di clampare e tagliare il cordone ombelicale troppo presto” da Zoonomia.
Attualmente siamo arrivati al paradosso di fare del neonato un “donatore” di sangue, un donatore che non può dare il suo consenso ovviamente. Ciò nasce dal pensiero comune a molti, compresi molti operatori sanitari, che il sangue neonatale da cordone sia qualcosa che si butterebbe via cosa che di fatto avviene ancora in molte Sale Parto.
Per saperne di piu’ un’occasione preziosa ci sara’ in tutta Italia il 7 aprile, presso la nostra casa maternita’ dalle 18 alle 20 con la proiezione/dibattito del documentario “Sangue del suo sangue”
Inoltre e’ possibile scaricare gli atti del convegno “Nascere al meglio nel nuovo millennio” uno dei primi convegni ad aver affrontato il tema del taglio del cordone ombelicale da un punto di vista multidisciplinare e che ha poi portato alla nascita del Comitato CoRDiN che da tre anni si batte per il riconoscimento a tutti i neonati della possibilita’ di ricevere il loro sangue.
Naturalmente siamo anche sempre disponibili a parlarne a voce con tutti i futuri genitori che vorranno informarsi al meglio.