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10 buoni motivi per aspettare

Una delle prime cose che probabilmente avrai voluto sapere già all’inizio della gravidanza e quella che da subito tutti ti chiedono, compresa la tua ostetrica, è la tua DPP o Data Presunta del Parto.
Questa data fatidica, il cui superamento genera tante ansie e l’inizio di un inesorabile conto alla rovescia, è fonte di numerosi equivoci e di molta disinformazione, vediamo se riusciamo a fare chiarezza.

  1. Non si scade…la gravidanza non è uno yogurt e la placenta non va a male.
    2. La DPP è una stima non la verità definitiva, viene calcolata in base alla data dell’ultima mestruazione ed eventualmente in seguito ad un’ecografia, da non          eseguire comunque prima della 10° settimana di gravidanza senza motivo clinico come suggerito dalle linee guida del Royal College (https://www.rcog.org.uk/globalassets/documents/news/sip-ultrasound-key-messages.pdf)
    3. La gravidanza umana e’ considerata a termine fino a 42 settimane compiute. Detta in altri termini 41 + 7 giorni. E non 41 + 2 o 3 gg quando di solito arbitrariamente si impone l’induzione.
    4. La durata media di una prima gravidanza è di almeno 41+1 gg, quindi non c’è niente di strano in te e nel tuo bambino se ve la state prendendo un po’ comoda.
    5. L’induzione farmacologica aumenta la possibilità di fare un cesareo e la richiesta di analgesia farmacologica, con i possibili rischi ed effetti collaterali che ne conseguono.
  2. L’induzione farmacologica porta ad una cascata di interventi che di fatto possono peggiorare gli esiti del parto.
    7. Datare la gravidanza umana non è facile perchè siamo animali complessi e le nostre gravidanze durano ognuna il suo. Abbiamo visto molte donne cesarizzate in     seguito ad induzione per “oltre il termine” i cui bambini erano pieni di vernice caseosa, segno che la gravidanza era ancora in evoluzione.
    8. Lo stress a cui sono sottoposte le donne dopo il superamento della DPP può ostacolare la produzione endogena di ossitocina l’ormone principale in gioco nel       processo del travaglio e del parto. Ciò può influire sull’inizio o meno del travaglio. Quindi la parola d’ordine è relax!
    9. Per convincere le donne a farsi indurre si usa spesso l’arma del rischio. “E se poi…” e’ diventato il mantra sciorinato alle donne, alle coppie, per farle sentire in     colpa per eventuali problemi che potrebbero verificarsi se non seguono o eseguono ciò che viene loro raccomandato in gravidanza. Per esempio si parla             spesso del rischio di morte endouterina associato alla gravidanza oltre il termine ma ci si scorda di dire che il rischio è molto raro e che la stima del rischio           potrebbe essere gravata dal fatto che spesso anomalie placentari o fetali portano a gravidanze oltre il termine (Mandruzzato et al. 2010). Ora sappiamo che è il     nascituro a far partire, con meccanismi ancora non del tutto noti, il travaglio. Ciò significa che dobbiamo dare al bambino la possibilità di esprimere al meglio       le sue potenzialità di salute nella nascita anche aspettando il “suo” tempo giusto e non quello deciso da altri.
    10.Ultimo ma non meno importante … non c’e’nessun obbligo di farsi indurre perchè lo dicono i protocolli ospedalieri. Non c’è nessuna legge che affermi che la       gravidanza non possa continuare fino all’inizio di un travaglio spontaneo. Se ti viene offerta un’induzione hai tutto il diritto di decidere con calma se accettare     o rifiutare.

“In Italia più che “offrire” l’induzione, che comporta la possibilità che venga rifiutata, si dà per scontato che sia l’unica opzione possibile per evitare il gran rischio di superare le 42 settimane. In una cultura in cui la nascita viene considerata intrinsecamente pericolosa per madre e bambino […] compiere le 42 settimane (cioè superare le 41 finite n.d.a) è come affacciarsi a un baratro e una donna che sceglie di aspettare vede il terrore dipingersi sulla faccia del ginecologo/a e viene considerata un’inconsciente.” (Barbara Grandi, ginecologa D&D num. 70 settembre 2010)
Naturalmente qualora il bambino desse segnali di non benessere si può decidere di fare tutto quello che si ritiene utile, eventualmente anche una prova di induzione.
Un’assistenza basata su protocolli uguali per tutte non porta salute ma interventi non necessari.
Abbiamo numerose conferme del fatto che la continuità dell’assistenza e la personalizzazione delle cure favoriscono la salute di madre e bambino.
Il messaggio quindi è:
Fatti seguire in gravidanza da chi crede veramente nella fisiologia, non farti indurre perchè lo dice un protocollo ma abbi fiducia nell’aspettare il vostro tempo, tuo e della tua creatura, sostenuta da un’ostetrica che vi possa rassicurare e accompagnare fino alla fine/inizio di questa avventura.

Da leggere: Partorire e accudire con dolcezza – S.J. Buckley – Il Leone verde edizioni 2012